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LA LEZIONE

NIBALI INSEGNA COS’È L’AMORE PER IL CICLISMO

di Luca Gialanella - Gazzetta sportiva Ma l’avete visto come si è goduto il podio? Fate riannodare il nastro, guardate quanti applausi ha ricevuto sulla salita finale. Nel giorno di Egan Bernal, che a 22 anni apre una nuova era del Tour, Vincenzo Nibali fa capire a tutto il mondo che cos’è il rispetto per il ciclismo, per la sua professione, per chi aspetta ore a bordo strada. Il Tour ha apprezzato, e molto, questo gigante di 34 anni, vincitore della Grande Boucle esattamente cinque anni fa. L’orgoglio, per lui, non è una parola vuota da sventolare a comando. No, «è» l’anima di Vincenzo, che un anno dopo la caduta sull’Alpe d’Huez, che gli è costata una vertebra fratturata, si riprende il suo posto. Ha sofferto in modo feroce per tenere duro, perché la parola ritiro per lui non esiste. Su 22 grandi giri in carriera, l’hanno messo k.o. per due volte solo eventi esterni. Qualcuno voleva farlo passare come un corridore patetico in mezzo al crepuscolo. Troppo facile scaricare Nibali: sarà che Vincenzo non alza mai la voce e non chiama al telefono i presunti amici per crearsi un’atmosfera di comprensione. No, siete proprio fuori strada. Quando, e speriamo il più tardi possibile, Nibali scenderà di bici, l’Italia perderà il più grande corridore dai tempi di Gimondi.